Lunedì, 25 Gennaio 2016 14:43

Spiritualità

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“Vivere Adorando e Morire Adorando”

“Con Dio puoi tutto”

Breve profilo Teologico-Spirituale

 

La vita di Ermelinda Rigon sr. M. Benedetta del SS. Sacramento non presenta fatti eclatanti, ma una costante incrollabile fiducia: “con Dio puoi tutto”.

     Dice  S. Caterina da Siena che le cose si fanno o per amore o per forza o per forza d’amore: di Ermelinda possiamo dire che visse per amore e per forza d’amore.

     “Voglio insegnare l’amore! Voglio far conoscere l’amore! Voglio morire d’amore e per amore!” (1933). Non è il suo un amore istintivo, spontaneo e incontrollato, ma è l’Amore pieno di luce che ha le sue radici nella Verità, cioè Gesù Cristo che contempliamo a Natale umile e nudo in una mangiatoia, il giovedì santo Maestro nel Cenacolo, ma anche maestro e dispensatore di grazia sulla Croce - la sua ora - e nello splendore della pienezza di gloria nella Pasqua di Resurrezione.

     Durante la nostra vita ognuno di noi ha fatto l’esperienza dell’incontro con persone che fanno soffrire o persone che soffrono. Ermelinda è sempre tra quelli che soffrono. Sceglie sempre la parte migliore, soffrire, perché soffrire è secondo l’amore: far soffrire è contro l’amore. Soffrire è assimilarsi al Redentore, è completare nella propria carne, secondo le parole dell’Apostolo, quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa (cfr. Col. 1,24), la quale Chiesa è stato uno dei grandi amori della Rigon.

     “Con Dio puoi tutto” poiché lui ti conduce e tu devi solo lasciarti condurre.

     Le circostanze e l’obbedienza sono il luogo teologico-spirituale in cui si manifesta la volontà di Dio ad Ermelinda ed ella risponde, per tutta la sua vita, cooperando man mano che conosce il progetto di Dio.

      Solo alcune citazioni per autenticare quanto vado dicendo:

nel 1921: “Se vorrà qualche cosa Dio me lo farà conoscere”.

nel 1931: “Se qualcosa si fa ciò avviene per l’intervento diretto di Dio... io non sono che lo strumento materiale”.

nel 1933: “Gesù si impossessa della mia volontà e le fa fare ciò che vuole”.

e nel 1963: “Sono certa che Tu mi hai detto chiaramente ciò che vuoi da me: distendermi sulla Croce”.

     Ermelinda è sempre in ascolto orante della Parola, che è spirito e vita: “Quando per misericordia divina lo Spirito Santo si tuffa in noi e noi in Lui l’anima canta di giovinezza eterna” (1931).

Il Cenacolo è dunque opera di Dio che opera, e di Ermelinda che coopera come suo strumento, sempre in ascolto e sempre docile”.

La spiritualità di Ermelinda Rigon,  Serva di Dio, è possibile sintetizzarla così:

- gloria di Dio
- amore alla Chiesa
- amore a S. Domenico e al suo Ordine.

È questo il  trittico nel quale si muove tutta la storia spirituale ed umana di Ermelinda.

“La gloria di Dio fu sempre l’unica e pura aspirazione della mia vita” (6-1-1924);

“Unica preoccupazione: la gloria di Dio e il bene delle anime” “Amo l’Ordine quasi quanto la Chiesa”. (1932)

“S. Domenico, ti chiedo il coraggio di affrontare i più duri e ripugnanti sacrifici per la tua gloria”. (1921)

La gloria di Dio, dice la Bibbia è l’uomo vivente, di cui la primizia, il frutto più bello è il Cristo, il quale rende il massimo della gloria a Dio sulla Croce e che si è lasciato a noi come pegno, amico, fratello nella S. Eucarestia.

Vi sono pagine ardenti di questo fuoco eucaristico nel Diario, ma anche nelle lettere ufficiali di sr. M. Benedetta, per es. quella del Giovedì Santo del 1957, che esprime, come è stato detto, «un sublime amore, una costante quasi ininterrotta dedizione per la SS. Eucarestia e l’impegno che la Rigon mette per conservare in ogni consorella “l’ardente fede nella presenza reale di Gesù Cristo nel SS. Sacramento dell’Eucarestia e per lo zelo del suo onore sotto le specie Eucaristiche”».

Ancora quella del Giovedì Santo del 1958 «“festa annuale del nostro Cenacolo”. Vorrei essere con voi per cantare “l‘Amore immenso che ha spinto Cristo all’immolazione mistica del S. Tabernacolo” e pregare per quanti vanno perdendo ogni sensibilità religiosa».

Questo, dirà qualche anno dopo (11-4-1960) la Rigon, èMirabile commercio dell’Amore del cuore nostro a Dio, da Dio per Gesù al cuore nostro; e dal cuore nostro divinizzato in Lui, l’Amore circola verso i nostri fratelli, con ineffabile fecondità...”  Ed ancora nell’aprile del 1962 con parole di altissima spiritualità ed efficacia sottolinea:

a) La Presenza reale: “La presenza è una necessità dell’Amore... Per questo Gesù istituì la SS. Eucarestia...”. La religiosa desideri di “tuffarsi nel suo amatissimo Cuore”.

b) La Comunanza con Gesù Cristo. Gesù dice: “Ti do’ ciò che possiedo Corpo, Sangue, Anima della mia umanità. Ti dono ciò che sono: Io stesso, Figlio dell’Eterno Padre, Capo del Corpo mistico. Miei invece sono soltanto miseria e peccato”.

Il secondo quadro del trittico è  l’amore alla Chiesa. “Davanti a me - diceva nel 1929 - c’è l’ideale della Chiesa che si identifica con Gesù”. Ermelinda ha dato tutta se stessa per la Chiesa, a tempo pieno nella sua giovinezza e nella sua età matura, tanto che senza ombra di smentite possiamo dire che la Chiesa genovese ha trovato in lei una delle espressioni più cristalline e trasparenti, più attive e fattive.

Terzo quadro del trittico l’amore per S. Domenico. Anche qui ci sono pagine di ardente fuoco d’amore per S. Domenico, amore qualche volta non compreso persino da chi le stava vicinissimo....

Ermelinda come insegnante, donna di cultura, predicatrice di vocazione (donum verbi)  non poteva che far proprio lo spirito ed il Carisma del Santo che “assunse l’officio del verbo”. S. Domenico è l’apostolo della Parola, l’imitatore del Verbo, della Parola che si fa Uomo.

Questo amore ella sintetizza nell’espressione: “amo l’Ordine quasi quanto la Chiesa”.

Suor Rita Marvelli op

Letto 3646 volte Ultima modifica il Lunedì, 25 Gennaio 2016 15:06