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Il tema del XIV Capitolo Generale delle Suore del Cenacolo Domenicano, che si celebrerà dal 1° al 10 gennaio 2019, sarà:

Alla scuola di Gesù Maestro:
generatrici di vita
nella storia dell'umanità di oggi


 

LApostolato della Verità Ermelinda Rigon

Raimondo Spiazzi OP

L'apostolato della verità negli scritti e nella vita di Ermelinda Rigon fondatrice del Cenacolo Domenicano

Edizioni Studio Domenicano - Bologna 19

Ermelinda Rigon Spiazzi vol piccoloRaimondo Spiazzi OP

Ermelinda Rigon fondatrice del Cenacolo Domenicano

Edizioni Studio Domenicano - Bologna 19

Ermelinda Rigon Diario spirituale

Ermelinda Rigon

Diario Spirituale - Preghiere

a cura di Sr. Rita Marvelli
Edizioni Studio Domenicano
Bologna 19

Una Apostola del nostro tempo

Ermelinda Rigon

Un'apostola del nostro tempo

Cenacolo Domenicano
Genova-Sestri

Ermelinda Rigon Apostola e Fondatrice

Ermelinda Rigon

Apostola e Fondatrice

Cenacolo Domenicano
Genova-Sestri

Preghiere Ermelinda

Ermelinda Rigon

Preghiere

Cenacolo Domenicano
Roma 2000

Ermelinda pensieri

Ermelinda Rigon

Pensieri

Cenacolo Domenicano
Roma 2000

Progetto Educativo

Progetto educativo

Cenacolo Domenicano
Solarino 2002 

Il Cenacolo Domenicano tra storia e profezia

Il Cenacolo Domenicano tra storia e profezia - 50 anni dopo

Cenacolo Domenicano
Genova – Sestri

Oltre il mare dei giunchi

Vasco Lucarelli

Oltre il mare dei giunchi
Lea Scandiani

Città Nuova

Convertita dallebraismo

Pia Scandiani

Convertita dall'Ebraismo

"Mihi Testes"
Edizioni Pro Sanctitate - Roma 

Apostola e Fondatrice

Ermelinda Rigon

Apostola e Fondatrice de Cenacolo Domenicano

Cenacolo Domenicano

da Apostola incarnò nella sua vita il sociale e leducativo

Ermelinda Rigon

Da Apostola incarnò nella sua vita il Sociale e l'Educativo

Cenacolo Domenicano
Solarino

Ermelinda Mendime

Ermelinda Rigon

Mendime

Cenacolo Domenicano

Lettera di Ermelinda x il 1 Capit generale

Lettera trasmessa da sr. M. Benedetta Rigon
Fondatrice
ai membri del Cenacolo Domenicano con gli atti del 1° Capitolo generale

Cenacolo Domenicano

modello per le future Educatrici

Ermelinda Rigon

Modello per le future Educatrici

Cenacolo Domenicano
Solarino

Oraciones

Oraciones
de la Sierva de Dios Ermelinda Rigon
Sr. M. Benedetta del Santisimo Sacramento

Cenacolo Domenicano
Solarino

Piano di Formazione

Piano di Formazione

Cenacolo Domenicano
1995

 


Chi desiderasse approfondire la spiritualità della Serva di Dio Ermelinda Rigon e del Cenacolo Domenicano, attraverso queste pubblicazioni, può rivolgersi a:

Cenacolo Domenicano
Via Oberdan, 21
00077 Montecompatri (Roma)

oppure inviare un'e-mail a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

 

 

Possono essere associati alla Congregazione, secondo uno statuto proprio, altri fedeli, i quali, pur rimanendo nel loro ambiente di vita e di lavoro, si impegnino a tendere alla pienezza della carità nello spirito dell’Istituto e a partecipare alla sua missione. (Costituzioni art. 6)



Statuto degli Amici del Cenacolo

Nei rapporti degli istituti religiosi con il laicato si ravvisano due linee principali:

  1. la linea della condivisione carismatica;
  2. la linea della collaborazione.

L’art. 6 delle Costituzioni si colloca sicuramente nella prima linea; tuttavia lascia aperto uno spiraglio sulla seconda con l’espressione “partecipare alla sua missione”, che non significa affatto “collaborare alle sue opere”, ma che certamente non lo esclude.

La condivisione carismatica all’inizio richiederà che le religiose animino alcuni laici o laiche, che facciano conoscere spirito, spiritualità e missione del Cenacolo Domenicano, che preghino con loro…; tuttavia non significa che noi dobbiamo solo dare e i laici ricevere. Una meta di più avanzata condivisione è studiare insieme il Carisma, in condizioni di parità,

  1. L’inserimento dei laici nelle nostre opere è una condizione imposta dalle situazioni fin dagli inizi della Congregazione. La presenza del laici non è stata sentita come realtà positiva, ma come “male minore” di fronte alla scarsità di vocazioni. In questa prospettiva i laici i laici vengono considerati come dipendenti, esecutori, e non intervengono nelle decisioni fondamentali. La loro importanza è legata al fatto che sono utili per rispondere alle necessità delle opere o della Comunità: sono a tutti gli effetti “collaboratori” alla missione in situazione di dipendenza.
  1. La scelta strategica di coinvolgere i laici nella conduzione delle opere, con la consapevolezza che il potenziale carismatico dei secolari può estendere l’azione evangelizzatrice a limiti insospettati è ridotta a episodi isolati, non sempre condotti con chiarezza e metodo e non sempre riusciti. Anche in questi rari casi è sempre la comunità religiosa che programma e dirige; i laici partecipano alle realizzazioni, ma siamo restie a coinvolgerli nella progettazione e a dare loro responsabilità, anche sotto l’impressione negativa lasciata da alcuni inserimenti prematuri e imprudenti. Dichiariamo che i laici possono arricchire la  vita spirituale delle comunità, ma ciò è ancora poco o nulla presente nella sensibilità comune e anzi non mancano le diffidenze che una troppa apertura ai laici metta in discussione l’identità della vita religiosa.  Capiamo che è necessario che i laici possano arricchirsi nel riferimento al carisma e così collaborare meglio con la congregazione, ma di fatto formazione specifica se ne fa poca o niente.
  1. La comunione con il laicato è per noi una prospettiva del futuro remoto e tuttavia preme, nell’ottica dell’urgenza di una nuova evangelizzazione che è responsabilità di tutti. I religiosi e le religiose si sentono come membri non autonomi del popolo di Dio, ma parte di un compito che è affidato a tutta la Chiesa e che deve essere svolto con il contributo di tutti nel rispetto delle diversità vocazionali. Cambiano i rapporti personali: ci si pone rispetto ai laici non solo in atteggiamento di servizio, ma di accoglienza grata perché si è convinti di non avere solo qualcosa da dare, ma anche molto da ricevere. Ci si sforza di escludere ogni forma di superiorità in una collaborazione che rinuncia, quando necessario, al diritto di proprietà sulle iniziative e ai posti direttivi. Lo stesso carisma spirituale e apostolico è considerato dono alla Chiesa di cui la congregazione che lo incarna è responsabile e non proprietaria, e dunque si riconosce che anche i laici possano farlo proprio a seconda del loro stato di vita. Le parole chiave diventano “formazione mutua” (perché solo insieme si diventa fedeli al Vangelo e si può dare vita ad una comunità che trasmetta la cultura evangelica) e “corresponsabilità” (nella gestione delle opere). Lentamente si acquisisce  il concetto di “famiglia” che si fonda sul riconoscimento che il carisma del fondatore trova incarnazione  non solo nella consacrazione religiosa, ma anche in altri modi di vivere la vita cristiana e questo crea legami profondi tra tutti coloro che sentono animata la propria vita dallo stesso carisma.

Riassumendo, da un punto di vista teorico (poiché la pratica è sempre meno schematica) si possono individuare tre possibili livelli di “coinvolgimento dei laici”:

  • Il primo livello possiamo chiamarlo  di “semplice collaborazione”. E’ il livello più frequente anche oggi nella prassi. Consiste nell’invitare delle persone a prestare il loro “contributo” per raggiungere quegli scopi che i religiosi o le comunità si sono prefissi. I laici devono partecipare con il loro lavoro, con il loro appoggio… affinché le decisioni prese dalla comunità religiosa raggiungano dei risultati soddisfacenti.
  • Il secondo livello possiamo chiamarlo livello di “decisione”. Va molto più in là della collaborazione ed ha una accentuata “apparenza democratica”. Si prendono decisioni insieme ai laici coinvolti o no a livello di organismi. Ma è sempre l’autorità della comunità religiosa o di un suo membro che decide se i laici possono (o devono) decidere, sia come, sia quando, sia su che cosa. Generalmente si decide con i laici su aspetti minori, di programmazione, non di progettazione-pianificazione, cioè  non sulle scelte, sulle direttrici, sulle strategie generali. Gli aspetti su cui i laici vengono chiamati a decidere spesso non hanno niente a che vedere con queste.
  • Il terzo livello si può chiamare “costruire insieme”. Avviene quando la “autorità” ce l’hanno tutti, e non solo su aspetti secondari, ma soprattutto sulla progettazione, cioè quando si tratta di scelte, scelte. Direttrici, strategie generali.

Il passaggio da un secondo ad un terzo livello di collaborazione fra religiosi e laici non è principalmente legato alle soluzioni operative. E’ una differenza di mentalità e di sensibilità teologica.

Nel II livello la dimensione della comunione ecclesiale ha come ambito di attuazione la missione che gli istituti realizzano nella Chiesa attraverso le loro opere. Si riconosce che la presenza del laico è un dono, si propugnano relazioni fraterne, si accentua la reciprocità nella conduzione delle attività, ci si preoccupa della formazione laicale in ambito carismatico. L’ambito, però, è quello determinato dalle scelte e dalla vita della Congregazione.

Nel III livello  la dimensione comunionale della Chiesa ha come ambito di attuazione la missione della Chiesa nel mondo. L’occhio è puntato non tanto sulle necessità della Congregazione, ma sulle istanze della Chiesa, a cui religiosi e laici sono chiamati insieme a rispondere. E’ un voler mettere insieme le risorse della vita laicale e della vita religiosa per affrontare una sfida globale che viene dal mondo contemporaneo. E tra le risorse che le congregazioni riconoscono di dover offrire al mondo e, in particolare, ai laici che sono loro più vicini, v’è il carisma del rispettivo fondatore di cui esse non possono ritenersi le uniche depositarie poiché i carismi sono doni  dello Spirito all’intera Chiesa. Ne consegue che ogni congregazione rimane inserita in una “famiglia” carismatica formata da tutte quelle realtà che accettano l’esperienza del fondatore come fondamento spirituale della loro vita.

V’è un passaggio-chiave a livello culturale: la congregazione non può ritenersi unica responsabile sulle proprie scelte e sui propri progetti; con altre persone, i laici, che hanno accettato lo stesso dono e assunto analoghe responsabilità, è chiamata a trasmettere la presenza di Dio in un territorio. In rapporto ai laici non c’è dunque solo una chiamata a “collaborare”, ma ad assumere insieme delle responsabilità in un ambiente, in vista della crescita del Regno. Ne consegue una congregazione che dà la propria disponibilità ad offrire formazione e collaborazione nelle iniziative dei laici, e che quando chiede collaborazione per le proprie opere ragiona in termini di corresponsabilità.

 

La Congregazione del Cenacolo Domenicano nel anno 2003 ha aperto la missione nella Diocesi di San Pedro Sula. Tre consorelle sono partite con gioia per dare vita a questa comunità nella quale si sono inserite bene e si sono mese al servizio della Diocesi. La comunità oggi realizza il suo apostolato specifico di educazione agli adulti seguendo il Programma di IHER, di formazione dei catechisti, della pastorale giovanile e animazione vocazionale, di Pastorale della salute e medicina alternativa, delle adozioni a distanza e collabora con il gruppo Quetzal con assistenza ai bambini e alle famiglie che vivono nel disaggio.

La comunità dopo diversi anni di presenza ha visto nascere un gruppo di persone che hanno aderito al Carisma; dopo un periodo di formazione si sono impegnati a vivere come “Amici del Cenacolo” e collaborano nelle diverse attività e missione della Congregazione.


Contatti

CENACULO DOMENICANO

San Pedro Sula - Honduras (C.A.)
Colonia Los Naranjo Bloque 1, Casa 26 S.P.S.
tel. e fax 00504-5102068- 00504 25650629

e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

 


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